lunedì 28 aprile 2014

Non bisogna agire e parlare come se si stesse dormendo. [Eraclito]


Una frase, tratta dal discorso tenuto da Vitaliano Ferrajuolo presidente della Lega Problemi Handicappati di Caserta in occasione dell'inaugurazione della nuova sede dell'associazione ANES – Teverola, che mi ha colpito e mi ha portato a riflettere.
“E' da tempo  che affermo che i sotterfugi  lavorano a tanti  livelli  e dimensioni e sicuramente  quando lo dico non mi si prende sul serio. Non è una imposizione, chiunque è libero di non crederlo,  tuttavia questa mia è una prova constatata di un altra manifestazione che accresce lo stato illusorio della vita quotidiana e come questo inganno lavori indegno, silente e si insedi nella mente  e nelle azioni umane, traghettandole senza che nessuno ne sia conscio.  Di conseguenza   vorrei approfondire questo comportamento “meccanico” di rigetto, che esiste  in ognuno di noi.  In particolare a quelli che si definiscono  “liberi” e “svegli” dal “sonno” in cui  ci troviamo. Infatti noi  esseri umani non  siamo bravi ad uscire da quella “gabbia”, creata in virtù di un processo di incivilimento che faticosamente l’uomo ha percorso nell’arco di millenni, e restarne definitivamente fuori. E anche se fosse fattibile , una volta fuori siamo di nuovo tentati  ad entrarne in un altra e in un altra ancora, in una sorta di automatismo.
In questi anni, nonostante la girandola mediatica, ho cercato di mantenere stabile un punto d’osservazione: il mio. Non allineato, ma praticamente  il mio. E non ho potuto fare a meno in questo modo di scrutare l’andazzo del “palio di contradaioli” congiurativo, basato per la maggior parte sullo “stare di qua” o sullo “stare di là”, io sono un “amico” tu sei un “nemico” e via dicendo. Un “mondo” dal quale  ne sono dignitosamente  uscito fuori.
Sarà forse!!! l'essermi candidato e affacciarmi per la prima volta nel mondo della politica, esperienza  che ringrazio di aver collaudato perché mi ha accresciuto; sarà stato il tentativo non riuscito di essere incamerato  da parte di un manipolo di “figuri” strani, parecchio potenti, che volevano soggiogarmi al loro volere; sarà che tutto questo è più spaventoso dell’illusione prodotta dalla stessa illusione che è la “realtà”, ma sono contento  di essermi  tirato fuori e di aver cominciato a scandagliare campi ammirevoli e prosperi come il “sapere” di me stesso.
È stato quando ho aperto la mente  che ho captato che la “piroette della congiura  in atto” è un gioco alla distruzione che avrà solo gravi conseguenze in un prossimo futuro  e fino ad ora nessuno, e sottolineo nessuno, si era mai posto il problema.
Come mai quindi? Sono tutti così impegnati come dicono a ricercare il vero  che non si sono accorti che non esiste, poiché l’unico è la sola  riposta dormiente dentro di noi?
Non ci sono altre verità da esplorare, poiché quelle esterne, sono solo il disperato tentativo di difendere se stessa, a molti gradi e dimensioni.
Intuisco  bene che dispensare queste affermazioni, toglie forza e soprattutto potere a coloro che invece vogliono perseverare ad urlare un grido che nessuno ascolterà. Toglie coscienza  e potere a coloro che hanno eretto l'effige  della loro “egoistica”  immagine che ovviamente difendono con tutte le loro forze e con ogni mezzo, tanto è la minaccia che vedono in questo tipo di ragionamento. C’è un comportamento  assolutamente automatico in tutto questo. Si parla di unione, di collaborazione, ma nessuno davvero lo fa.  Dura solo quando appoggi il loro sistema.
"Na mela vermenosa ne 'nfraceta 'nu muntone". Cioè: basta una sola mela marcia per render marce tutte quelle con cui sta a contatto. E questa va allontanata definitivamente.
Quello che stiamo vivendo localmente è un problema molto simile. L’unica via per riacquistare fiducia e naturalezza è  far leva sul proprio senso dell’equilibrio, non cedere alle ciarle di moda o alle mezze verità.
Chiudo con un altro frammento di Eraclito: Ma agli altri uomini ( ovvero coloro che non colgono la verità) rimane celato ciò che fanno da svegli, allo stesso modo che non sono coscienti di ciò che fanno dormendo.

Bisogna voltare pagina e svegliarsi...

mercoledì 16 aprile 2014

La mia colpa? … una strada a senso unico

PERCORRENDO UNA STRADA A SENSO UNICO, LA SVOLTA A SINISTRA SI EFFETTUA
1) tenendosi il più vicino possibile al margine sinistro della strada
2) lasciando di norma il centro dell'incrocio alla nostra destra
3) dando la precedenza ai veicoli che provengono da destra

Per chi sta prendendo la patente potrebbe essere una domanda difficile, chi invece, già guida, sa benissimo che tutte e tre le risposte sono corrette. La domanda è univoca e non lascia spazio a riflettere: si va a senso unico fino a quando, arrivati all'altezza dell’incrocio si deve girare a sinistra, senza scegliere destra, dritto o tornare indietro. Chi guida e già conosce la strada intrapresa è favorito, ma  chi  non la conosce è facilitato lo stesso perché già sa che deve girare a sinistra. Il dubbio sarebbe sorto se: intrapresa la strada e arrivati all'incrocio, non si conosceva la direzione da intraprendere, ovvero, si poteva arrivare all'incrocio e poi scegliere. Ecco scegliere è forse il più grosso enigma  che a volte ci porta a riflettere quando non abbiamo un'idea chiara di quale via vogliamo intraprendere.
Ben diverso è per chi invece, nella sua vita, sceglie esclusivamente di andare a senso unico e fa, della coerenza, un suo modo di essere; una scelta presa con la consapevolezza di intraprendere una strada senza curve ne incroci e, pur incontrando degli ostacoli , non deve perdere di vista la meta da raggiungere.
A volte la coerenza può essere travisata in un’imprudenza, ma essere coerenti, oggi, è una colpa? O forse il pensiero stesso della ricerca di una coerenza è un cancello, un paletto…un ostacolo?  
Considerare di essere costante con le proprie idee è la prima forma di “rispetto” che creiamo in noi stessi; non essere convinto delle proprie “scelte” e delle proprie “azioni” è una chiusura che fa assumere dei comportamenti con la conseguenza di sentire solo il peso di un “macigno”. Chi crede riflessivamente nelle proprie idee, si comporta, di conseguenza, senza sentire alcuna zavorra. Gli ambienti angusti  edificati  intorno al nostro modo di essere, ai nostri ideali, ai nostri pensieri   devono essere i primi  ad essere abbattuti  se si vogliono far crollare stereotipi che durante il nostro “essere” sono stati creati.
In una realtà dove si cerca di dare delle colpe al coerente, si rischia di creare una sorte di “accusa” e rendere unico responsabile colui che ha fatto della coerenza un suo stile di vita; in un periodo storico della vita cittadina si da adito a far riscaldare la voce dell’ormai morente sistema contorto, del “figuro” di turno ovvero di alimentare ulteriormente  i pregiudizi di coloro che cercano di togliere l’attenzione dagli avvenimenti   che stanno caratterizzando questo ultimo periodo la nostra città.
La coerenza ti porta, in primis, a delle scelte,  e di conseguenza “paura” di farle sbagliate e da non sottovalutare il “rimpianto”.
La “paura” è un’emozione della vita e non deve essere vista come segno di debolezza sia da parte di chi  la vive sia da parte di chi “paura” ne ha di meno.   Il rimpianto per le proprie scelte passate c'è quasi sempre, anche quando le situazioni si risolvono per il meglio, pensi sempre che avresti potuto fare di meglio comportandoti in certo modo, ma alla fine ha poco senso, certo ripensare alle proprie azioni è normalissimo, ma bisogna tener conto che da una scelta ne scaturiscono migliaia e quindi si può porre rimedio o imboccare un'altra strada aprendone di nuove senza mai perdere di vista la “coerenza”
La coerenza è anche libertà. “Libertà,  un diritto “inviolabile” non un dono; non un concetto, non  un  sentimento prominente a cui un individuo dovrebbe aspirare…essa va difesa con  qualsiasi modo con qualsiasi mezzo che si ritiene necessario contro chi, da sempre, ci ha messo un laccio al collo e le catene a mani e piedi”.

La vita è questo, una via dopo l'altra, la Scelta dipende solo da te