sabato 28 marzo 2015

Industrie insalubri, perché non adesso?



Certo è una ambigua consuetudine quella di chiedersi “perché proprio adesso” di fronte ad ogni anomalia evidenziata; volendo, una qualche concomitanza la si trova di continuo e, quindi, è sempre probabile “puntellare” che si tratta di una serie di “operazione elettorale” tendente a sostener  questo o quel personaggio. Pertanto, è bene non eccedere di questo tipo di ragionamento, ma ci sono  circostanze in cui, con la prudenza indispensabile,  conviene farsi questa domanda: “perché non adesso?”.
Ovviamente, si possono solo esprimere concetti, badando bene di ritenerli tali e non verità di “credo”. Questa del caso “industrie insalubri”, è una di quelle opportunità in cui qualche dubbio è legittimo nutrirlo.
Per la verità, delle attività insalubri che persistono sul territorio urbano  si era iniziato a parlare già alla fine del 2013, tanto è vero che alcune realtà locali  avevano denunciato la cosa, ma nel disinteresse generale. Forse mancava la volontà di risolvere “seriamente” la questione o forse la cosa non aveva alcun peculiare coinvolgimento, perché si ponderava di contribuire con il “nuovo” alla scalata amministrativa, con metodi più tranquilli: una “garanzia”.
In effetti a quei tempi si mise in risalto l’inquinamento ambientale in città e si puntarono i riflettori  su  un opificio che persiste nella zona “PIP” perché molto evidente e forse quello più esposto all’occhio “comune”.  Fu partorito il caso “Meridionale Alluminio” come capro espiatorio per mettere in risalto il disinteresse dell’Amministrazione comunale  alla tutela dell’ambiente e la disattenzione ai problemi, anzitutto, di salute e di qualità di vita. Nacque una diatriba tra i dirigenti della società “accusata” e le varie realtà tirate in ballo che, di comune accordo e per buttare acqua sul fuoco,  convennero per un pubblico convegno. All’incontro-visita, presso la sede della Meridionale alluminio,  parteciparono Pasquale Buonpane, presidente del MovimentoAd alta voce”, Tommaso Caserta, coordinatore cittadino di Fare Ambiente, Emilio Paone, presidente AISSt, Alessandra D’Agostino, presidente del comitato “Teverola non deve morire”  come   rappresentanti delle istituzioni il sindaco Biagio Lusini e l’assessore Agostino di Santo, mentre per la Meridionale Alluminio il delegato Antonio Colantonio.
Le parti interessate convennero, all’unanimità, alla redazione di  un verbale di riunione, sottoscritto da tutti i presenti e, in merito alle questioni poste, la Meridionale Alluminio si impegnò  a fornire risposte scritte e documentate ai cittadini, per il tramite del movimento civico “Ad Alta Voce” entro 30 giorni.
Ebbene tanti sono i giorni passati addirittura anni, ma di quei scritti nessuna traccia. È come se si fossero  polverizzati.
D’altra parte, capiamoci: ci si può scandalizzare benissimo per il “silenzio” adottato e per i personaggi coinvolti, che in effetti per alcuni  è una posizione  poco piacevole, ma, nel mondo dei compromessi, se non ti adegui non ottieni nessuna posizione. Non voglio dire che così è, e così sarà per gli anni avvenire e che non si debba fare nulla per ottenere una nomination, ma sarebbe ipocrisia pensare che questo  silenzio sia stato il prezzo da pagare per far parte della “passerella” o  per creare nuova occupazione per i soliti ignoti? 
Questi e altri quesiti si aggiungono a quelli che attendono una risposta e... senza perdere la “BUSSOLA”…: perché non parlarne adesso?

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