Certo è una ambigua consuetudine quella di
chiedersi “perché proprio adesso” di fronte ad ogni anomalia evidenziata;
volendo, una qualche concomitanza la si trova di continuo e, quindi, è sempre
probabile “puntellare” che si tratta di una serie di “operazione elettorale”
tendente a sostener questo o quel
personaggio. Pertanto, è bene non eccedere di questo tipo di ragionamento, ma
ci sono circostanze in cui, con la
prudenza indispensabile, conviene farsi
questa domanda: “perché non adesso?”.
Ovviamente, si possono solo esprimere
concetti, badando bene di ritenerli tali e non verità di “credo”. Questa del
caso “industrie insalubri”, è una di quelle opportunità in cui qualche dubbio è
legittimo nutrirlo.
Per la verità, delle attività insalubri che
persistono sul territorio urbano si era
iniziato a parlare già alla fine del 2013, tanto è vero che alcune realtà
locali avevano denunciato la cosa, ma
nel disinteresse generale. Forse mancava la volontà di risolvere “seriamente”
la questione o forse la cosa non aveva alcun peculiare coinvolgimento, perché
si ponderava di contribuire con il “nuovo” alla scalata amministrativa, con
metodi più tranquilli: una “garanzia”.
In effetti a quei tempi si mise in risalto
l’inquinamento ambientale in città e si puntarono i riflettori su un
opificio che persiste nella zona “PIP” perché molto evidente e forse quello più
esposto all’occhio “comune”. Fu
partorito il caso “Meridionale Alluminio” come capro espiatorio per mettere in
risalto il disinteresse dell’Amministrazione comunale alla tutela dell’ambiente e la disattenzione
ai problemi, anzitutto, di salute e di qualità di vita. Nacque una diatriba tra
i dirigenti della società “accusata” e le varie realtà tirate in ballo che, di
comune accordo e per buttare acqua sul fuoco,
convennero per un pubblico convegno. All’incontro-visita, presso la sede
della Meridionale alluminio,
parteciparono Pasquale Buonpane, presidente del Movimento “Ad alta
voce”, Tommaso Caserta, coordinatore cittadino di Fare Ambiente, Emilio Paone,
presidente AISSt, Alessandra D’Agostino, presidente del
comitato “Teverola non deve morire”
come rappresentanti delle istituzioni il sindaco Biagio Lusini
e l’assessore Agostino di Santo, mentre per la Meridionale Alluminio il
delegato Antonio Colantonio.
Le parti interessate convennero, all’unanimità,
alla redazione di un verbale di
riunione, sottoscritto da tutti i presenti e, in merito alle questioni poste,
la Meridionale Alluminio si impegnò a
fornire risposte scritte e documentate ai cittadini, per il tramite del movimento
civico “Ad Alta Voce” entro 30 giorni.
Ebbene tanti sono i giorni passati
addirittura anni, ma di quei scritti nessuna traccia. È come se si fossero polverizzati.
D’altra parte, capiamoci: ci si può
scandalizzare benissimo per il “silenzio” adottato e per i personaggi
coinvolti, che in effetti per alcuni è
una posizione poco piacevole, ma, nel
mondo dei compromessi, se non ti adegui non ottieni nessuna posizione. Non
voglio dire che così è, e così sarà per gli anni avvenire e che non si debba
fare nulla per ottenere una nomination, ma sarebbe ipocrisia pensare che
questo silenzio sia stato il prezzo da
pagare per far parte della “passerella” o
per creare nuova occupazione per i soliti ignoti?
Questi e altri quesiti si aggiungono a quelli
che attendono una risposta e... senza perdere la “BUSSOLA”…: perché non parlarne
adesso?