martedì 2 febbraio 2016

La rabbia, la paura…, cattivi pensieri!



In questi ultimi periodi di “mania esagerata” scandita dalla necessità a giustificare gli eventi, che, a secondo del “bisogno”,  ha suscitato in  tanti: rabbia, paura, forza, coraggio senza mai darsi una visione  generalizzata che non risolve i problemi e i dissapori creati, ma di sicuro può  alzare il livello di comprensione e responsabilità.
Questa concezione ci devia dall’attenzione reale perché, individuare le ragioni native dell’odio e della rabbia, trascinandole fuori dalla fede, dalle condizioni comuni, dai maneggi politici (partoriti anch’essi dalla stessa disonestà nativa), ci porta ad assumere una coscienza e un controllo  generale che non possiamo pretendere dall’intelligenza di tutti o dalle logiche del potere e del sapere universale. Questa considerazione, sicuramente non risolve le problematiche che già sono state generate o  quelle in essere, anzi, per evitarle, bisogna lavorare con prevenzione  e intelligenza di  tutti i coinvolti nonché palesare quei processi politici che tendono sempre ad occultare gli interessi economici.
Tutto questo servirà al futuro della collettività affinché tutti, incondizionatamente, mettiamo in atto quei processi educativi, culturali ed esperienziali per reprimere questi sentimenti che generano una sorte di violenza nascosta, la stessa che si maschera nella politica, quella che si esercita su di sé  e sul prossimo; sentimenti che fanno nascere  incomprensioni e chiusure, che tendono sempre più a gonfiarsi e alimentare quelle incertezze e di conseguenza dubbi.
Dubbi che fanno venir meno quel bisogno di impegnarsi per reprimere l’arroganza, la prepotenza, l’insofferenza sociale in ogni sua forma.
Bisogna invece attuare una rivoluzione interiore individuale; per pacare questi stati controversi non bisogna far leva sugli altri, ma realizzare un’armonia dentro ognuno di noi tenendo conto che, incrociando  la rabbia,  la paura, la forza e il coraggio individuale, bisogna ricercare in questi sentimenti il reale vissuto della persona che l’ha generato.
Di tutto questo non c’è colpa soggettiva, perché la colpa produce altra rabbia, paura. C’è solo il bisogno di capire e considerare, in una forma razionale, quello che accade ogni giorno… basta solo riflettere come meglio si crede.