mercoledì 16 agosto 2017

Il 2 giugno 2051 la mia città è tornata “libera”… (solo la data è storia certa).





Qualcuno vuole, la piccola cittadina, come Central Park.  Qualcuno progetta un “maneggio” esclusivo per sagre e feste folcloristiche.   Qualcun altro pensa che la trasparenza, la legalità, il dialogo, la comunicazione, il progresso devono essere il fiore all’occhiello del cambiamento. Qualcun altro pensa all’invidia dei paesi vicini. Le attenzioni, sono tante  e, tra queste, molte non sono tanto “pulite”.  
E' in questo quadro  destabilizzato  che si muove Ernesto Lenderp, (figlio di una paesana emigrata in Svizzera dove trovò l’amore) la cui ineccepibile esistenza un bel giorno viene scossa da una situazione irreale, totalmente fasulla.
Alla morte dei suoi cari si scopre proprietario di un immobile nella città materna, cosi decise di ritornare nell’amata terra della genitrice per trovare fortuna. Insediatosi in città, mise in pratiche le sue conoscenze di “barbiere” e ben presto in tanti iniziano ad apprezzare il suo operato. La sua bravura  è tale che dalla sua bottega  passano politici, pretendenti sindaci, capi dell’esecutivo, consiglieri, assessori, presidenti e altre autorità!?; tra un taglio,  una rasatura e un tonico, finisce per essere il loro confidente.  Ecco perché Andrea Dragoni, un  intrallazzatore locale, entra nel suo negozio e lo lega a sé con un ricatto sottile.
Passano  giorni,  mesi, anni e  Ernesto, si rese conto ben presto di aver trovato, altro che il suo posto per passare il resto della sua vita in totale tranquillità, un luogo a se, facile a sovvertire, dove gli  autoritari si susseguono, il  disfacimento continua e gli interessi per la gestione pubblica  sono sempre sotto gli occhi di tutti.
Di quanto assodato Ernesto, incomincia ad avere dei dubbi  e inizia un percorso di riflessione manzoniana : chi racconta il vero  in una realtà  corrotta o non sopravvive o viene messo alla gogna. La menzogna aiuta a vivere o ti distrugge!
La menzogna prevale, e si rende conto che  a volte si è  in cerca di bugie vendibili e convenienti e quando Andrea Dragoni esige da Enrico, ricattandolo, di procurarsi notizie sulla sua clientela di alto bordo e delle “confidenze” ottenute, Ernesto  mette in pratica tutta la sua bravura di “barbiere” e inizia  a fare la cosa che sa fare meglio, oltre ai tagli completi: dire bugie per coprire le sue informazioni;  utilizzando parte del mondo reale ne costruisce uno irreale su misura per il suo “aguzzino”, elevandolo a uomo indispensabile del “sistema”.
Tra una menzogna e un’altra, diventa confidente anche di Andrea che, pur di raggiungere il suo scopo, inizia a promettergli grandi opportunità per chiudere la sua “barberia” e diventare un  suo “luogotenente”.
Andrea è socio in affari di Ludovico Anselmi, faccendiere, truffaldino e menzognero come lui. Entrambi abbandonano la vecchia “guardia” per intraprendere la scalata del “sistema”. Ambedue, pur di arrivare alla vetta, mischiano l’essere e l’apparire; vedono il baratro, sentono che ci si può cadere dentro in un attimo, fino a perdersi, cosi decidono di trasformare le fandonie in “verità”, trasformano le loro menzogne in quelle della comunità.
Forte della fiducia  di  Ludovico, Andrea crede della stima del “barbiere”. Ernesto  ascolta attentamente Andrea, si rende conto che è un fallito, un vinto dalla vita; anch’egli trasforma la menzogna fino a farla diventare un’opera d’arte: lo esalta, lo elogia lo eleva a eroe, ma non dirà mai la “verità” scomoda dei suoi confidenti,  inventa la sua “verità” per le orecchie di Andrea, che insieme a Ludovico, raggiunge il proprio obiettivo, ma, tra tutte le frottole di prima e dopo, il seguito diventa una tragedia …