lunedì 10 novembre 2014

Industria insalubre, ampi poteri al Sindaco per chiusura attività

Il Sindaco ha ampia discrezionalità nel valutare la tollerabilità delle emissioni da attività industriali "insalubri" e può ordinarne la chiusura, anche post autorizzazione, per impedire il pericolo per la salute pubblica.

…una giornata che racconterò a mio figlio quando crescerà e capirà l'importanza di essere vivi nelle nostre terre. Si, perché vivere a Teverola come nelle altre città vicine non è' affatto scontato.”  sono parole che fecero d’apertura ad un grande evento che, nella piccola cittadina,  non si vedeva da anni, un corteo per manifestare il diritto alla vita ed un proposito per non arrendersi mai; una promessa sottoscritta da tutti in particolar modo dai Sindaci che capeggiavano il corteo.
Le stesse autorità presenti ad un analogo corteo per protestare contro i miasmi notturni provocati dalla “Eco Transider” azienda che si occupa di smaltimento rifiuti ed anche in questa circostanza si impegnavano pubblicamente ad adottare tutte le misure idonee per la soluzione della problematica.
Autorità che rivendicano più poteri e disertano un convegno su ”Ambiente e Salute” promosso dai Comitati cittadini “ NO PUZZA” e dai rappresentanti di tre Comuni quali Carinaro Gricignano di Aversa e Teverola.
Autorità che non fanno valere la loro autorità e non raccolgono le proteste dei cittadini per farne una proposta, se le cose non sono state fatte bene anzi  in sede di conferenza dei servizi, dove la “Eco Transider” arrampicandosi sugli specchi giustifica gli odori nauseabondi causa mancanza di  sistemi idonei che sono in corso di autorizzazioni, in modo rocambolesco danno il loro assenso.
Autorità che sono assenti in un analogo appuntamento per l’autorizzazione di altra industria insalubre da realizzarsi nel territorio di Carinaro zona ASI.
Autorità che autorizzano opifici specializzati nella raccolta, trasporto e smaltimento di rifiuti speciali, pericolosi e non, già in fase avanzata.
Autorità  che non introducono regole previste dalla legge  nell’ambito della programmazione urbanistica, previste in area agricola e non all’interno di una zona Pip, non adottano una politica di  concertazione popolare, non coinvolgono  i comuni vicini, che vanno messi a conoscenza dei rischi che corrono.
L’operato dei Sindaci dei  Comuni coinvolti, è indice di riflessione. I primi cittadini,  avvalendosi del potere di massima autorità in materia di  Sanità Pubblica, hanno il dovere di preservare la salute della cittadinanza ed in virtù del “principio di precauzione” adottare ogni intervento per evitare ed alienare  ogni possibile causa che metta a repentaglio la salute e l’ambiente.
L’art 216 e 217 del R.D. 27 luglio 1934 n.1265I  obbliga i  Sindaci di disporre un Regolamento di Igiene  e, laddove necessita,  di rivedere e aggiornare i Regolamenti gia in essere e, in particolare,  definire la distanza di opifici “particolari” dai centri abitati o dove persistono attività sensibili quali istituti d’istruzione primaria e dell’infanzia.
Sindaci che rimandano la responsabilità alla Regione, ma in sostanza sono solo loro che detengono il potere “decisionale“, prerogativa conferitogli dalla normativa vigente  che riconosce un rilevante potere, ai Comuni sotto il profilo della pianificazione urbanistica e al Sindaco sotto il profilo di ordinanza nella sua veste di Autorità Sanitaria, per tutelare la salute contro le attività considerate industrie insalubri; potere confermato dal Consiglio di Stato con  sentenza del 27/5/2014 n. 751  che rimarca i  principi sulla collocazione delle industrie insalubri nelle vicinanze di aree residenziali.
I Sindaci devono valutare la necessita e l’indispensabilità di questi impianti e individuare le aree idonee e quelle non idonee per tali attività che devono essere localizzati in aree nel rispetto delle norme in materia ambientale, sanitaria, paesaggistica e urbanistico. I Sindaci devono evitare che queste impianti possano mettere a repentaglio l’incolumità dei cittadini ovvero evitare categoricamente che la popolazione venga esposta a gravi rischi che pregiudicano la vita diuturna. Ogni sfruttamento del territorio deve essere subito limitato, urgono azioni concrete per  arginare la speculazione che avvantaggia solo pochi, come già viene fatto in altri comuni italiani.
Un “guarda e passa” è assolutamente fuori luogo…

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