Archiviato con grandi riconoscimenti,
il progetto di dare voce all'altra Teverola a quella che qualcuno vorrebbe far
tacere, le aspettative intorno al cambiamento erano iniziate a farsi più
pressanti: dopo aver applaudito i movimenti, la linea, le parole, i gesti ora
si attendevano, insomma, le prime vere decisioni impegnative. Perché è vero
che, come evidenziato in varie occasioni, si era risvegliato l’entusiasmo del cambiamento che sembrava essersi chiuso in una camera
stagna nella consuetudine; si era optato per il dialogo anziché persuadere a
colpi di azioni decise e mirate il coinvolgimento di tutte le forze sane e
laboriose alla legalità di cui a Teverola pullulano in silenzio.
Si è seminato il panico tra i vecchi
dinosauri della politica(?) ma non si è cambiato una virgola del longevo modo
di fare, di comportarsi, di amministrare.
Ma le manovre, i gesti, le parole per
quanto importanti possano essere, non risolvono le problematiche quotidiane, né
comportano di per sé una nuova e sognata buona stagione.
Dunque si deve andare oltre i gesti,
favorendo una nuova unificazione di chiunque
abbia voglia di impegnarsi per Teverola ed è animato da un unico interesse per
il bene comune ovvero di nuovi intendi che consentano di condurre i grandi
cambiamenti della nostra realtà.
Urge una compagine che modifichi il corso
della storia cittadina, sia capace di risolvere divisioni ideologiche sempre più
profonde e presenti nel contesto politico/amministrativo; urge una persona che
riesca a non richiamare verso di se solo attrazione che può risultare dannosa,
ma deve pacare l'illusione che i tormenti della comunità possano essere risolti da un solo uomo, tanto più se nuovo, in virtù di una esperienza ventennale
oligarchica di cui i teverolesi ne pagano le conseguenze.
Sulla concretezza, dietro a movimenti
ed atteggiamenti che dischiudono l’aspettativa di un nuovo rinnovamento, di un progetto solido e fattibile di
rinnovamento, di una politica costruttiva e vicina ai cittadini intensamente e chiaramente
indebolita, le forze sane si inizino ad interrogare, ad esaminare le possibilità reali di cambiamenti profondi e stabili,
anche a fronte del pericolo che il lavoro di chi aveva tracciato le fondamenta restino senza rimbombo in una prassi consolidata
da precedenti esperienze. In tale senso bisogna
comunque superare gli ostacoli dovuti al
profilo e alla incorruttibilità di
alcuni “papabili” alla guida di questo mutamento, poiché in gioco c’è il “cambiamento”, che deve essere sostenuto e coadiuvato,
nel segno della collegialità, da coloro che sono maggiormente rappresentati.
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