venerdì 25 ottobre 2013

Vi presento Franti, il mio nuovo compagno di banco!!!

di Antonio Zacchia


Ottobre

il primo giorno di scuola
17, lunedì


Oggi primo giorno di scuola. Passarono come un sogno quei tre mesi di vacanza in campagna!È cosi che inizia uno dei più grandi libri della letteratura per l’infanzia, Cuore di De Amicis, pubblicato nella seconda metà dell’ottocento quando in Italia si erano verificate due fenomeni storico-sociali rilevanti: l’alfabetizzazione e l’industrializzazione.
Custodisco gelosamente una copia, ormai sgualcita, dono prezioso di mia cugina Filomena durante la preparatoria per le scuole medie e, senza essere egoista, stavo valutando se era il caso di farlo leggere a mio figlio quando sarebbe cresciuto e pronto per le scuole dell’obbligo.
Ma nello stesso tempo mi sono reso conto che il “Cuore” ha tormentato intere generazioni con le diverse personalità dei suoi personaggi e si corre il pericolo di riviverli nella nostra realtà.
I “personaggi”,  fiumi di parole per descriverne l'introspezione psicologica dovuta all'assenza,  da parte dell’autore, dell’evoluzione psicologica degli stessi; avvalendosi  solo di un attributo  che resta attaccato, come un “marchio” indelebile, per tutto  il racconto. Enrico (il narratore) nel suo diario  ne delinea il quadro eterogeneo dello stato  sociale dei suoi compagni di classe: c’è Garrone, il buono; Robetti, con le stampelle; il muratorino, con il muso di lepre; Nobis, l’emblema della superbia;  Votini   esempio dell’invidia; Stardi  il “grugnone”; Nelli il piccolo  gobbino; Crossi, figlio dell’erbivendola; Derossi, il modello,  e poi c’è Franti,  cattivo, infame, bullo, impenitente, incolto, burbero, malvagio, primitivo.  
Il Franti  che nessuno desiderava avere seduto a fianco e, ancora oggi, chi vorrebbe Franti come compagno di banco?  Chi vorrebbe “quel faccia tosta e triste che fu espulso da un’altra sezione?
Franti era antipatico ad Enrico: era l’unico irrecuperabile, il cattivo per eccellenza, il ragazzo senza affetti ne commozioni, ai margini della società e classificato come “diverso”, tenuto fuori dal mondo scolastico e disprezzato all'esterno con ugual misura, senza tener conto dell’influenza negativa della società stessa. Franti era colui che dava fastidio, parlava troppo, era cocciuto, era insistente e, per queste colpe, doveva uscire di scena… Enrico non aspetta altro: “ma Franti dicono che non verrà più perché lo metteranno all'Ergastolo”. Ergastolo come segno di punizione alle sue cattiverie, sbattuto in prigione per l’eterno silenzio.
Ma chi era Enrico? Nel racconto parla poco di se, non si sanno i propri voti ne se viene promosso, oppresso dalla famiglia con un continuo epistolario minatorio che trascrive sul suo diario, immerso da complessi che lo vedono diviso tra, l’ammirazione docile verso il Garrone e un’attrazione omogenea verso Derossi, il biondo, il più bello della classe, “colui che bacia il calabrese”. Enrico era di carattere immaturo, mutabile nei suoi pensieri, servo  di ambigui cambi di personalità, si adeguava ai criteri che la gente era  pronta ad accettare.
Enrico era un piccolo borghese predisposto all'autoritarismo e pronto a sparare sulla Croce Rossa; era ipocrita a tal punto che non ebbe mai  il coraggio di dire al Franti di essere un carogna.
Il Franti di oggi,  per Enrico è:  l’ingranaggio che non funziona ovvero la sabbia tra il “cuscinetto” che blocca il meccanismo e lo fa cigolare, colui che non si rassegna, non si sa adattare. Franti mena, ghigna, va contro le convenzioni prefissate pronto a svelare i loschi progetti. Franti potrebbe fare qualcosa di costruttivo, andare incontro alle richieste della gente, ma è  tenuto a bada dall'opinione  diffidente di Enrico, che lo vorrebbe eliminato dalla scena per evitare che in lui si possa intravedere una reale funzione e che potrebbe svolgere un ruolo primario, in una realtà dove il nuovo ha il sapore di vecchio.
Franti viene frenato dalla visione dubbiosa di Enrico che non ha potuto estendersi come schema reimpostato di cui solo in pochi, privilegiati e conoscitori, potevano gestire; è stato raccontato da Enrico e non ha assunto la funzione di narratore, è rimasto nell'ombra ovvero  una crepa nella tessitura di Enrico che ancora oggi non sa  il perché della sua presenza inspiegabile e irrisolta.
Franti dopo decenni viene  elogiato. Enrico rimane nell'indifferenza  e lasciato nelle  pagine della narrativa e lasciato nell'oscurità che avvolge qualche persona e la fa diventare diversa da come lo è.

Franti, per sempre il mio compagno di banco!!! 

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