di Antonio Zacchia
Ottobre
il primo giorno di scuola
17, lunedì
“Oggi
primo giorno di scuola. Passarono come un sogno quei tre mesi di vacanza in
campagna!È cosi che inizia uno dei più grandi
libri della letteratura per l’infanzia, Cuore
di De Amicis, pubblicato nella seconda
metà dell’ottocento quando in Italia si erano verificate due fenomeni
storico-sociali rilevanti: l’alfabetizzazione e l’industrializzazione.
Custodisco gelosamente una copia, ormai
sgualcita, dono prezioso di mia cugina Filomena
durante la preparatoria per le scuole medie e, senza essere egoista, stavo
valutando se era il caso di farlo leggere a mio figlio quando sarebbe cresciuto
e pronto per le scuole dell’obbligo.
Ma nello stesso tempo mi sono reso
conto che il “Cuore” ha tormentato intere generazioni con le diverse
personalità dei suoi personaggi e si corre il pericolo di riviverli nella
nostra realtà.
I “personaggi”, fiumi di parole per descriverne
l'introspezione psicologica dovuta all'assenza, da parte dell’autore,
dell’evoluzione psicologica degli stessi; avvalendosi solo di un attributo che resta attaccato, come un “marchio”
indelebile, per tutto il racconto. Enrico (il narratore) nel suo
diario ne delinea il quadro eterogeneo
dello stato sociale dei suoi compagni di
classe: c’è Garrone, il buono;
Robetti, con le stampelle; il muratorino, con il muso di lepre; Nobis, l’emblema della superbia;
Votini esempio dell’invidia; Stardi il “grugnone”;
Nelli il piccolo gobbino; Crossi, figlio dell’erbivendola; Derossi, il modello, e poi c’è Franti, cattivo, infame, bullo, impenitente, incolto,
burbero, malvagio, primitivo.
Il Franti che nessuno desiderava avere seduto a fianco
e, ancora oggi, chi vorrebbe Franti come compagno di banco? Chi vorrebbe “quel faccia tosta e triste che fu espulso da un’altra sezione?
Franti era antipatico ad Enrico: era
l’unico irrecuperabile, il cattivo per eccellenza, il ragazzo senza affetti ne
commozioni, ai margini della società e classificato come “diverso”, tenuto
fuori dal mondo scolastico e disprezzato all'esterno con ugual misura, senza
tener conto dell’influenza negativa della società stessa. Franti era colui che
dava fastidio, parlava troppo, era cocciuto, era insistente e, per queste
colpe, doveva uscire di scena… Enrico non aspetta altro: “ma Franti dicono che non verrà più perché lo metteranno all'Ergastolo”.
Ergastolo come segno di punizione alle sue cattiverie, sbattuto in prigione
per l’eterno silenzio.
Ma chi era Enrico? Nel racconto parla
poco di se, non si sanno i propri voti ne se viene promosso, oppresso dalla
famiglia con un continuo epistolario minatorio che trascrive sul suo diario,
immerso da complessi che lo vedono diviso tra, l’ammirazione docile verso il
Garrone e un’attrazione omogenea verso Derossi, il biondo, il più bello
della classe, “colui che bacia il
calabrese”. Enrico era di carattere immaturo, mutabile nei suoi pensieri, servo
di ambigui cambi di personalità, si
adeguava ai criteri che la gente era pronta ad accettare.
Enrico era un piccolo borghese predisposto all'autoritarismo e pronto a sparare sulla Croce Rossa; era ipocrita a tal
punto che non ebbe mai il coraggio di
dire al Franti di essere un carogna.
Il Franti di oggi, per Enrico è: l’ingranaggio che non funziona ovvero la
sabbia tra il “cuscinetto” che blocca il meccanismo e lo fa cigolare, colui che
non si rassegna, non si sa adattare. Franti mena, ghigna, va contro le
convenzioni prefissate pronto a svelare i loschi progetti. Franti potrebbe fare
qualcosa di costruttivo, andare incontro alle richieste della gente, ma è tenuto a bada dall'opinione diffidente di Enrico, che lo vorrebbe
eliminato dalla scena per evitare che in lui si possa intravedere una reale
funzione e che potrebbe svolgere un ruolo primario, in una realtà dove il nuovo
ha il sapore di vecchio.
Franti viene frenato dalla visione dubbiosa
di Enrico che non ha potuto estendersi come schema reimpostato di cui solo in
pochi, privilegiati e conoscitori, potevano gestire; è stato raccontato da
Enrico e non ha assunto la funzione di narratore, è rimasto nell'ombra ovvero una crepa nella tessitura di Enrico che ancora
oggi non sa il perché della sua presenza inspiegabile e irrisolta.
Franti dopo decenni viene elogiato. Enrico rimane nell'indifferenza e lasciato nelle pagine della narrativa e lasciato nell'oscurità che avvolge qualche persona e la fa diventare diversa da come lo è.
Franti, per sempre il mio compagno di banco!!!
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